
Sergio Zavoli era romagnolo.
In riviera aveva svolto il proprio apprendistato di cronista con il “giornale parlato”, una sorta di notiziario trasmesso al megafono allestito, con un paio di amici, subito dopo la guerra.
E poi quella telefonata: quasi ogni giorno, alle 7.30, per decenni. Federico Fellini chiamava il suo amico Sergio e, insieme, facevano il bilancio del mondo: “Ci raccontavamo le cose più diverse anche i sogni”, diceva spesso.
Usare la parola “maestro” con Sergio Zavoli è il minimo che si possa fare.
Con lui oggi non se ne va solo un enorme pezzo della storia della televisione e del giornalismo ma se ne va anche la competenza, la serietà, l’ironia e il talento che ha saputo portare al suo mestiere e che, speriamo, diventino il più grande insegnamento per le generazioni future.
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