Terre solcate dall’acqua, collegate al mondo

Oggi pomeriggio presso la Datalogic di Calderara si è svolto l’ultimo dei 6 incontri organizzati dalla Città Metropolitana di Bologna per il ciclo “La voce delle unioni“, organizzati con l’intento di raccogliere idee, progetti e proposte per il Piano Strategico Metropolitano.

È stata una serata importante che ha visto la presenza del Sindaco Virginio Merola e di diversi rappresentanti delle eccellenze della nostra Unione di Terre d’Acqua (grazie di cuore a tutti per la grande partecipazione!).

Le città sono oggi al centro dell’attenzione, il loro sviluppo urbano ed i suoi effetti sono fra gli argomenti di approfondimento emergenti più affascinanti. Bisogna quindi lavorare la creazione di una città metropolitana sostenibile, che possa essere hub regionale. La nostra Unione di Comuni Terred’Acqua saprà fare la sua parte.

 

 

Alcune foto

Irene_datalogic_3 Irene_datalogic_2

 

Il video introduttivo di presentazione di Terre d’Acqua

 

Il testo del mio intervento

Alcuni spunti di riflessione:

Si tratta di comprendere oggi, con la nascita della Città Metropolitana, come le Unioni dei comuni possano entrare in connessione con le strategie del futuro ed esserne esse stesse promotrici. La domanda da farsi infatti non è solo cosa la Città Metropolitana possa fare per i territori, ma cosa i territori, nell’interezza delle loro componenti, possano fare per la Città Metropolitana.
Bologna si trova a doversi confrontare con tendenze e con numeri che parlano chiaro: una classifica delle 65 città che possono fregiarsi oggi dello status di «globale», colloca ai primi cinque posti New York, Londra, Tokyo, Parigi, Hong Kong. Le capitali storiche del mondo ricco e la loro colonia di maggiore successo. Ma in crescita ci sono metropoli ormai entrate nel circuito delle Urban Elite: Singapore, Seul, Pechino, Shanghai, Buenos Aires, Mosca, Dubai. E nei prossimi decenni molte altre si aggiungeranno: la popolazione del pianeta è ormai per ben oltre la metà urbana e nel 2025 lo sarà per il 60 per cento. Le uniche italiane tra le 65 sono Roma e Milano.
L’entrata in vigore della legge Delrio, pur nelle sue difficoltà applicative e nodi irrisolti (scarsità delle risorse finanziarie, nuovo dualismo tra regioni e città metropolitane), obbliga ad un cambio di paradigma nell’approccio culturale delle politiche, dando lettura delle macro tendenze e chiedendo di lavorare secondo strategie che possono posizionare il sistema paese all’interno di queste reti globali. Si impone la stesura di una agenda che deve definire priorità e tempi.
Le città sono al centro dell’attenzione, il loro sviluppo urbano ed i suoi effetti sono fra gli argomenti di approfondimento emergenti più affascinanti. È nelle città che l’economia cresce, che le persone raggiungono alti livelli di istruzione, che la creatività sboccia, che le relazioni sociali fioriscono, che il patrimonio di intelligenza collettiva si accumula. La densità è “miracolosa” e le interconnessioni sono fondamentali. Al contempo è sempre nelle città che trovano spazio la diseguaglianza sociale, le nuove marginalità e fragilità.
Questi sono alcuni degli aspetti che entrano a pieno titolo nel dibattito attuale sulle Città Metropolitane, secondo due grandi tendenze in atto: la rapida urbanizzazione della popolazione e il suo invecchiamento, due traiettorie destinate a incrociarsi e che determinano nuove dinamiche.
Città in cui coesistono due anime: quella brillante, da copertina, di cui si parla nei giornali specializzati, dei top manager e delle imprese di eccellenza, dei grandi eventi, città aperte, attente alla qualità della vita e all’innovazione per attrarre denaro, competenze, creatività, fondate sul concetto lanciato a inizio secolo da Richard Florida delle «tre T» Tecnologia, Talento, Tolleranza; e l’anima underground, quella dei pendolari che vivono nei quartieri e nelle periferie che brulicano di vita in cerca di futuro. Qui non ci si sposta in elicottero e accorciare le distanze sociali, garantire i trasporti pubblici, disegnare servizi nelle diversità di età e genere, diventa l’impresa a cui tendere, nonostante le nuove tecnologie e i programmi di smart-cities allo studio un po’ ovunque. Per quanto problematiche, ineguali e probabilmente fonte di conflitti, anche la parte underground delle città, forse soprattutto quella, sarà il grande motore del mondo, perché rappresenta i segnali migliori di una vitalità non doma e ancora capace di costruire esperienze dal basso.
Come si posiziona Bologna in tutto questo? Nel suo processo di riordino istituzionale, che ruolo hanno le Unioni dei Comuni, considerate interlocutori privilegiati? Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza sui quali costruire le strategie del futuro?
Certo non siamo immuni alle tendenze socio-economiche e demografiche che caratterizzano l’occidente, ma rispetto a dinamiche di gigantismo a cui assistiamo la presenza di 1 milione di abitanti, di cui il 60% collocati in provincia, non può che farci riflettere e ragionare su due aspetti:

  • come costruire una città dei servizi che avvicina le distanze tra centro e periferia sia in termini spaziali, che quali-quantitativi, andando verso un modello di città compatta non solo sul piano urbanistico, ma materiale: la città sostenibile basata su sistemi intelligenti per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economici quali risorse limitate, i cambiamenti climatici,l’invecchiamento della popolazione  e la globalizzazione;
  • come diventare porta di accesso ad un sistema più grande di carattere regionale a cui tendere, diventando perno di nuove connessioni.

In questa ottica si colloca il contributo che l’Unione Terred’acqua può portare posizionandosi su alcuni aspetti, per i quali proverò a dare alcune suggestioni.
Terre solcate dall’acqua, collegate al mondo” parrebbe il titolo di un romanzo in grado di racchiudere in 7 parole l’intero significato di un territorio, della sua storia, identità e vocazione: come da una risorsa naturale si è passati nel tempo, preservando la ricchezza ambientale e valorizzandola, ad un tessuto socio economico che dalla dimensione locale hanno aperto strade a connessioni internazionali. Sistemi intrecciati che si sono reciprocamente contaminati.
Terred’acqua con la sua popolazione di 82.500 abitanti si colloca lungo un asse territoriale di cerniera tra Bologna e Modena, con forti compenetrazioni per quanto concerne la rete dei servizi pubblici, il sistema della mobilità e delle infrastrutture materiali ed immateriali, il sistema delle imprese. Si potrebbe dire che le une hanno determinato lo sviluppo delle altre, facendo di questo contesto un territorio ricco di esperienze integrate e circolari.
I punti di forza del distretto di Terred’Acqua, sono costituiti dall’importanza e dalla diversificazione dell’industria manifatturiera; dalle potenzialità della filiera agroalimentare (Comuni di San Giovanni, Crevalcore e Sala Bolognese); dalla competitività del sistema logistico dovuta alla sua posizione baricentrica (Comuni di Anzola, Calderara e Sala) rispetto alle grandi arterie di comunicazione; dalla particolare vocazione commerciale incardinata su alcuni centri storici (in particolare San Giovanni in Persiceto); dalla presenza di risorse paesaggistiche e naturali (rete museale del cielo e della terra); da una consistente dotazione di servizi educativi, sociali e sanitari, dalla presenza di alcune imprese di eccellenza. Il territorio di Terred’Acqua è caratterizzato infatti da una tradizione ormai lunga e consolidata di cooperazione e di lavoro associato, che culmina nel 2012 nella costituzione dell’Unione. Una realtà quindi avanzata per indici di sviluppo, livelli occupazionali, sostenibilità sociale e ambientale, benessere diffuso e qualità della vita. Un contesto che tuttavia non solo ha scontato il perdurare della crisi economica in settori come la manifattura e l’edilizia, ma ha dovuto affrontare e sta affrontando la difficile sfida del terremoto e della sua ricostruzione.
Per la creazione di una città metropolitana sostenibile e che possa essere hub regionale, per la nostra Unione sarà fondamentale lavorare su:

  • Sviluppo reti materiali e immateriali;
  • Salvaguardia, valorizzazione e rigenerazione del territorio;
  • La città dei Servizi.

RETI MATERIALI E IMMATERIALI:

Due le strategie da mettere in campo:

Nuovo approccio verso le grandi infrastrutture. Dal micro, al macro: dalla connettività interna a quella internazionale.
Viabilità: Diventa necessario comprendere quale modello di città vogliamo costruire in base alle tendenze globali, di cui in premessa si è fatto cenno. Se la città compatta oggi è quella a cui tendere e che accumula in termini di capitale sociale le maggiori ricchezze, le scelte dovranno essere coerenti ed in grado di dare risposte rapide a problemi antichi.
La sfida attuale che si sta compiendo sul potenziamento in sede della tangenziale e del nodo autostradale, non deve essere infatti solo una soluzione trasportistica, ma ambientale, di servizi e di miglioramento generale della qualità della vita. Gli spostamenti casa-lavoro condizionano la produttività delle imprese e gli stili di vita dei cittadini, migliorare l’accessibilità da e per la città è un imperativo categorico a cui dare risposta con necessarie e idonee opere di adduzione che riguardano anche il nostro territorio. Realizzazione dell’intermedia di pianura, miglioramento della trasversale di pianura ed il collegamento con il nuovo casello della Muffa rappresentano la priorità, non solo per i cittadini, ma anche per il sistema delle imprese.

Aereoporto: Se l’aeroporto sembra essere oggi il simbolo moderno di un non luogo di passaggio, è al contempo anche il posto dove la crescita economica, lo sviluppo sociale e la sostenibilità ambientale possono trovare la loro espressione migliore.
Oggi è necessario dare un nome e un sostegno a una forma urbana che si nutre di globalizzazione e la alimenta. Nelle grandi città contemporanee, si assiste curiosamente ad un nuovo fenomeno, quello della cosiddetta «classe dirigente globale», una comunità che vola di città in città senza curarsi di quale Paese queste facciano parte. Si tratta di top manager, banchieri, artisti, star dello sport e del cinema, imprenditori e rispettive famiglie che si muovono per business, per fare shopping, che volano a Milano e poi fanno tappa a Dubai. Per loro, le città non sono più legate al territorio che le circonda: sono entità urbane che hanno costruito pezzi di se stesse interamente dedicati a questa élite globale dai grandi mezzi finanziari che vive come se non avesse nazionalità. È una classe che guarda il mondo dall’alto: che arriva in aereo e osserva i fenomeni urbani dalla cima dei suoi grattacieli. Queste città globali sono affollate da coloro che stanno creando il futuro, sono città “rumorose” per le idee che producono, frenetiche nella gara per stare avanti. Hanno soldi e potere. Sanno dove il mondo sta andando perché loro sono già lì.
Una prospettiva angolare interessante è anche quella di di John Kasarda, professore all’Università della North Carolina, che ipotizza l’idea di tante aerotropolis, nuove città che hanno senso di esistere e di crescere perché collegate «con un cordone ombelicale» ai loro aeroporti: per creare un «Internet fisico» di voli, fabbriche, magazzini, servizi per le nuove realtà urbane in collegamento e in competizione tra loro.
Questo può rappresentare l’aeroporto strategico “G. Marconi”, non solo quindi il turismo del fine settimana attratto dalla bellezza, ma un motore economico centrale, cuore pulsante di una nuova città, che si alimenta del trasporto aereo con un indotto che va oltre i confini della Città Metropolitana di Bologna. L’apertura di nuove rotte determina nuove opportunità e alimenta le nuove comunità globali. In tal senso l’accordo con la compagnia “Emirates” può creare nuove centralità.
Tutto questo richiederà investimenti che vadano oltre quanto già previsto dall’accordo territoriale del 2008 per una maggiore accessibilità (l’apertura del cantiere del People Mover è un inizio), per la creazione di una cittadella aeroportuale non chiusa in se stessa, ma in simbiosi con il territorio. Casello Autostradale dedicato, trasporto pubblico potenziato, nuova scrittura del piano della logistica metropolitano in connessione con lo sviluppo dell’interporto, potenziamento della viabilità di adduzione devono essere capisaldi sui quali lavorare e che chiedono già oggi di ragionare in termini di confini “allargati”. Modena e Ferrara, già legate sul piano del sistema delle imprese e connesse dalle principali vie materiali, dovranno con tutta probabilità essere oggetto di approfondimento sul piano delle strategie da mettere in campo in considerazione soprattutto con il “gigantismo” delle grandi città.

Corridoi europei. Terred’Acqua da tempo cerniera tra Modena e Bologna (Servizio idrico integrato, raccolta dei rifiuti, reti gas, consorzi di bonifica, servizio di refezione scolastica, stazioni sfm lungo le direttrici Bologna-Milano e Bologna-Verona, sistema autostradale) è attualmente impegnata nella costruzione del progetto Eurovelo 7. La ciclopista del sole, si snoda lungo il sedime dismesso della linea ferroviaria Bologna-Verona per congiungersi a Bologna passando attraverso Calderara e completare il suo percorso attraverso la valle del Reno. Corridoi internazionali che diventano quindi oggetto di politiche locali e che entrano nella programmazione e nell’agenda. Questo per noi il valore aggiunto del piano strategico: coniugare gli strumenti della pianificazione locale con quella metropolitana. Ricondurre a sintesi le azioni di tutti i livelli amministrativi per armonizzare i finanziamenti secondo scelte forti. Eurovelo 7 oggi non solo è una priorità di Terred’acqua, ma del sistema paese ed il protagonismo della Città Metropolitana potrà aiutare alla realizzazione di questa importante opera che avrà ricadute sul turismo e l’economia locale.
Nuovi “diritti di cittadinanza” per il sistema dei servizi del trasporto pubblico:

Un tempo si sarebbe detto. “Fatta l’Italia ora bisogna fare gli Italiani”, ecco per la città metropolitana potremmo dire la stessa cosa, non verrà mai percepita nella sua interezza se i servizi non troveranno omogeneità tra centro e periferia, soprattutto nel garantire lo stesso diritto alla mobilità.
Il concetto di cittadinanza di cui stiamo parlando e le diverse implicazioni che tale status produce nella vita quotidiana dei cittadini offrono spunti di riflessione e di dibattito sull’effettiva creazione di un’identità metropolitana condivisa tra tutti i cittadini.
Non si può nascondere infatti che il processo integrativo (culturale, economico, sociale) è fondato sull’assunto che creare un’identità comune per tutti i cittadini significhi unire gli stessi all’interno di una medesima comunità e questo è tanto più vero per quanto concerne il mondo del trasporto pubblico.
Ancora molta strada da questo punto di vista deve essere fatta. Il cadenzamento del trasporto su gomma e su ferro, l’intermodalità tra gli stessi e la comunità tariffaria non solo sono diversi tra Unione e Città di Bologna, ma all’interno della stessa Unione non trovano omogeneità. Per evitare il congestionamento delle strade sempre più pendolari dovranno essere indotti ad utilizzare il servizio ferroviario metropolitano, potenziandone quindi le corse almeno alla mezz’ora. Se poi fino a ieri le direttrici del trasporto sono state spesso radiali oggi occorre interrogarsi sui nuovi poli funzionali da connettere (Stazioni, Ospedali, Aereoporto).
La ricucitura tra città e “provincia” passa inevitabilmente attraverso il trasporto pubblico, non solo come fattore di crescita ed emancipazione dei nostri cittadini, ma come elemento di coesione ed equità sociale.

2) SALVAGUARDIA, VALORIZZAZIONE E RIGENERAZIONE DEL TERRITORIO:

Salvaguardia e valorizzazione ambientale
La sostenibilità ambientale è diventato un elemento per il miglioramento della qualità della vita. Nel corso del tempo diversi investimenti sono stati fatti per la valorizzazione naturalistica nella consapevolezza che la conservazione della biodiversità sta divenendo sempre più un tema di forte attualità. La Bora di San Giovanni (sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale di circa 40 ettari di superficie nasce da una ex-cava di argilla prima abbandonata e poi recuperata), le Vasche dell’ex-Zuccherificio di Crevalcore (Ricopre una superficie di ben 710 ettari di cui una trentina costituiti dalle vasche di decantazione delle acque reflue del vecchio zuccherificio e ora rifugio di una moltitudine di uccelli acquatici), la Cassa d’espansione dello Scolo Dosolo di Sala Bolognese (ampia superficie arginata di 55 ettari che funge da cassa d’espansione per le piene dell’attiguo Scolo Dosolo, al cui ingresso si trova l’Ecomuseo dell’Acqua, importante struttura per la conoscenza delle funzioni e delle tematiche connesse con la bonifica e adibito anche a Centro Visite e in cui vengono svolte le attività didattiche e seminariali) la Golena San Vitale di Reno in Comune di Calderara di Reno (area, di circa 50 ettari, ricavata all’interno delle arginature del fiume Reno e costituita prevalentemente da un’ampia zona golenale dove si può ancora rinvenire il fitto bosco idrofilo che un tempo affiancava i corsi d’acqua di pianura) , il Bosco della Partecipanza a S.Agata Bolognese (area costituita da circa 30 ettari di proprietà della Partecipanza Agraria destinata dal 1998 alla produzione di legname di pregio su cui, in tempi diversi, sono state piantumate migliaia di piante) costituiscono l’ossatura anche delle scelte politiche che i territori hanno portato avanti nel corso di questi anni, diventando punto di eccellenza in tema di sostenibilità attraverso l’operato del Museo del Cielo e della Terra.
Oggi diventa fondamentale che la Città Metropolitana lavori per un coordinamento unitario e si faccia carico di politiche di valorizzazione e sostegno di questo importante patrimonio che arricchisce l’offerta territoriale complessiva in ambiti disciplinari differenti: astronomia, meteorologia e sismologia, botanica, ecologia ed etologia, fisica, geologia, zoologia, paleontologia e storia naturale, entomologia. La creazione di una rete metropolitana ed il superamento della frammentazione nelle diverse articolazioni gestionali territoriali potrebbero in tal caso contribuire ad una più vasta offerta turistica, ma anche didattica.
Parallelamente al tema della valorizzazione ambientale, appare sempre più necessario proseguire con interventi ed investimenti per la salvaguardia e riqualificazione del territorio.
Il territorio dell’Unione Terred’Acqua si sviluppa nell’area di media e bassa pianura bolognese, in un settore influenzato dalle alluvioni del Fiume Reno, dei suoi affluenti Samoggia e Lavino e, marginalmente del fiume Panaro e Po. L’evoluzione geologica del territorio in studio va necessariamente inquadrata in un contesto regionale.
In quest’area il fenomeno della subsidenza è nota da tempo, ed è fonte di problemi di una certa gravità, essendo una pianura poco acclive, anche deboli variazioni nella forma del piano campagna rischiano di sconvolgere il funzionamento della rete scolante, a questo si aggiunge che il territorio in esame è stato interessato da numerosi eventi di piena dei corsi d’acqua e da alluvioni dovute a rotture o sormonto degli argini costruiti nelle varie epoche storiche. Resta ancora impressa nella memoria quella che è stata considerata la peggiore alluvione dell’ultimo secolo nell’area del Samoggia, passata alla storia come l’alluvione di Firenze, ma con gravi conseguenze sulla pianura occidentale di Bologna a causa di due successive ondate di piena, avvenute il 4 novembre e il 5 dicembre 1966, quando alla rotta in sinistra Reno a Castel Campeggi di Calderara di Reno, seguì il cedimento dell’argine in sinistra Samoggia verso Forcelli. A tale alluvione in questi comuni ne seguirono altre, quella del Lavino nell’aprile del 1978 (con l’allagamento di 5 ettari a Sala Bolognese) e la seguente del febbraio 1979, che vide invasi oltre 10 ettari di terreno posto fra Sala e Calderara.
Acqua patrimonio e ricchezza infiniti, ma che richiedono investimenti non più rinviabili per la tutela ed incolumità quali il completamento della Cassa di espansione del Boschetto e la realizzazione della Cassa di espansione di Trebbo.

Rigenerazione Urbana:
L’Unione di Terrd’Acqua è stata la prima in ambito metropolitano a lavorare ad un Psc associato, ma oggi alla luce della crisi economica e di una rivisitazione del modello di sviluppo sarà necessario insieme alla Città Metropolitana identificare nuovi obiettivi che facilitino processi di riqualificazione e rigenerazione urbana. Una ristrutturazione del territorio esistente che comprenda differenti azioni: compattare il territorio in forme urbane strutturate su una mobilità di prossimità, riciclare i tessuti urbani esistenti recuperando le aree degradate e dismesse, riusare e rivitalizzare il patrimonio edilizio esistente, riqualificare gli spazi pubblici e gli spazi aperti, densificare dove possibile, connettere col verde differenti frammenti urbani.
Zone produttive nate da scelte urbanistiche del Comune di Bologna, come quella del Bargellino che hanno determinato la ricchezza di un territorio oggi sono in sofferenza, mentre zone come l’Apea di Tavernelle contemplata all’interno del Psc come lo sviluppo del futuro faticano a decollare. La riqualificazione di questi ambiti dotandoli di infrastrutturazione tecnologica diventano, alla luce anche delle politiche sulle reti materiali ed immateriali indispensabili.
Nel nuovo Psc metropolitano sarà importante lavorare sulla rigenerazione urbana come risposta ai cambiamenti economici profondi del contesto urbano e suburbano, per arrivare ad una nuova concezione dell’urbanesimo, centrata sulla diversificazione degli stili di vita e sulla qualità e varietà dei servizi e delle strutture che la città “post-industriale” può offrire.
Una pagina importante merita la ricostruzione post terremoto, che soprattutto a Crevalcore ha visto la redazione di un Piano Organico di “Rigenerazione e rivitalizzazione dei centri storici colpiti dal sisma”. La scelta fatta è stata quella di riattivare la città dei servizi partendo dalle scuole, ma soprattutto puntando ad un modello nuovo di coesione, che ha saputo tenere unite le componenti sociali mettendole a valore. Difficile da dire, figuriamo da fare. Ma questo è quanto è accaduto anche se il percorso non è completato. La Città metropolitana sarà vincente se non andrà a due velocità, ma se riuscirà a fare si che tutte le sue componenti territoriali possano essere messe in condizione di contribuire alla realizzazione del piano strategico, motivo per il quale la ricostruzione dovrà diventare un modello di riferimento, la creazione di nuove opportunità e competenze, l’incubatore di nuovi saperi e imprese.
3) LA CITTA’ DEI SERVIZI:

Terred’Acqua nasce come ambito ottimale coincidendo con il distretto socio-sanitario sin dalle sue origini. Questa scelta che ha portato Calderara ed Anzola a cambiare distretto, ha consentito nel tempo di consolidare scelte che sono culminate nella costituzione di ASP Seneca nel 2007 dalla trasformazione di 3 Ipab completando l’offerta socio sanitaria del territorio che oggi conta l’Ospedale di San Giovanni, 3 Case Protette, 5 centro diurni, 1 centro socio ricreativo.
Sul piano demografico il distretto ha visto i maggiori tassi di crescita della popolazione degli ultimi 15 anni + 18% a fronte di un 8,7% della media aziendale . E’ il distretto più “giovane” con età media della popolazione di 44,5 anni (media ausl 46,2) ; i due comuni più giovani sono Calderara e Sala Bolognese. Il tasso di immigrazione è nella media 10,4%, i1 comune che presenta il valore più alto in assoluto di tutta la provincia è Crevalcore 15,5%. La maggior presenza percentuale di giovani associata agli altri fattori socio-economici (crisi economica, disoccupazione, percentuale di stranieri) si accompagna ad una maggiore presenza di nuovi casi di giovani con problematiche diverse dal semplice disagio giovanile fino alle disabilità più gravi. Questo è un tema su cui porre molta attenzione per gli anni a venire.
Anziani percentualmente inferiori alla media, con indici di fragilità sempre al di sotto della media, ma tuttavia i casi in carico presentano livelli di intensità assistenziali crescenti .
Sono attualmente per noi una eccellenza nell’ambito sanitario:

  • La presenza di una buona rete di servizi sanitari e socio-sanitari
  • L’attenzione agli screening in particolare dei tumori femminili. Screening della mammella con tasso di adesione del 85,8% il più alto in azienda.
  • L’assistenza infermieristica domiciliare è capillare e garantita per le urgenze durante il giorno 7 giorni su 7.
  • Il forte impulso alle attività di Day Surgery in ospedale quali gli interventi per cataratta (oculistica) ed ortopedici.
  • Un ospedale che presenta i tassi di ospedalizzazione tra i più bassi in assoluto.
  • Una capacità del distretto di offrire ai cittadini residenti che vengono dimessi dall’ospedale un ricovero temporaneo (dimissione protetta) in CRA nel proprio territorio vicino alle proprie famiglie
  • La presenza di un reparto di riabilitazione con 20 posti letto dedicato alla riabilitazione intensiva ed estensiva anche per cittadini non solo del nostro distretto
  • L’omogeneità di governo del socio-sanitario su tutto il distretto grazie sia alla presenza di una ASP unica e di un unico punto distrettuale di coordinamento con una valutazione multidimensionale dei bisogni socio-sanitari dei cittadini.
  • Una forte integrazione istituzionale tra azienda ed enti locali che si traduce in buona capacità di presa in carico integrata di soggetti deboli quali disabili psichici ed anziani fragili.
  • Si sta cercando di dare nuovo impulso alla prevenzione e promozione della salute con progetti ad hoc su fumo, sedentarietà, alimentazione ecc.. e con iniziative di partecipazione della comunità coinvolgendo associazioni ed enti locali.

In ambito sociale:

  • Sviluppo territoriale degli sportelli sociali: risultano, nel 2014, oltre 4.000 contatti ed oltre 2.000 prese in carico.
  • sportello di accompagnamento al lavoro (che risponde ad uno dei bisogni maggiormente rappresentati dagli utenti), con 297 utenti seguiti nel 2014, di cui 137 hanno trovato occupazione e 36 tirocini formativi realizzati.
  • Protocollo minori sul disagio e sulla dispersione scolastica, come frutto della collaborazione ed interazione tra i servizi, presenti su questo territorio

Per contraltare punti di debolezza sui quali lavorare in ambito metropolitano saranno:
Il forte aumento della disabilità adulta:

  • Nel socio-sanitario è specificità del territorio  la tendenza costante all’incremento dei consumi per il target dei disabili adulti in aumento sia per numero che per complessità assistenziale.
  • La percentuale di soggetti disabili sulla popolazione target 15/64 anni con progetti riabilitativi  ha visto l’incremento in progressione maggiore in azienda negli ultimi anni da 0,20% nel 2012 a 0,24 % nel 2014.

La scarsa autosufficienza distrettuale per le prestazioni di specialistica ambulatoriale  (cardiologia , dermatologia, urologia ecc..) il che comporta lo spostamento dei cittadini fuori distretto per potere avere le prestazioni. Solo il 36-37% dei nostri residenti riesce ad avere la prestazione sul nostro territorio: è la percentuale più bassa in azienda. Ci si dovrebbe attestare fisiologicamente ad una percentuale del 70% di autosufficienza.

******

In conclusione esistono oggi elementi forti sui quali costruire strategie per la Città Metropolitana del futuro, ma la capacità della politica si giocherà sulle scelte che saprà fare anticipando e accompagnando i cambiamenti sul piano sociale, urbanistico, ambientale, economico. Le tendenze globali indicano una traiettoria, ma a noi il compito di definire quale identità costruire valorizzando le vocazioni e favorendo la qualità della vita dei cittadini e delle imprese.

Irene Priolo
Vice Presidente Unione Terred’Acqua
Sindaco del Comune di Calderara di Reno